Cormac McCarthy, La strada
Un uomo e un bambino camminano verso sud, impegnati a sopravvivere in una terra distrutta da una qualche catastrofe, in cui gli uomini si uccidono a vicenda per accaparrarsi le poche scorte di cibo rimasto. Il bambino, nonostante la visione macabra di cadaveri, di orrori, la fame, la fatica, mantiene il desiderio di incontrare “i buoni” durante il cammino e che lui e suo padre, anche se a volte devono uccidere per difendersi e non possono aiutare altri, altrimenti morirebbero loro, continuino a stare dalla parte dei buoni, quelli che portano il fuoco. L’uomo invece ha un’unica preoccupazione, l’unica cosa che gli impedisce di desiderare una morte liberatrice è l’istinto di protezione verso il bambino. Il rapporto padre-figlio, in questo scenario scarno e disumano, simile a quello della canzone di Guccini “Il vecchio e il bambino”, appare in tutta la sua commovente essenza. Un romanzo avvincente, che è anche una riflessione sul futuro della Terra e sulla capacità degli uomini di mantenere l’amore per i propri simili in circostanze estreme, dove l’unico spazio ancora integro e sicuro è quello dei sogni.
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